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venerdì, settembre 21, 2007

Lavoro e precariato

Voglio riportare per intero (a scopo divulgativo, è importante) la prefazione presente nel libro "Schiavi Moderni" che potete trovare nel sito di Beppe Grillo (lo potete sia scaricare che comprare), prefazione scritta dal premio Nobel per l’Economia Joseph E. Stiglitz .
Ora
Personalmente,e ammetto l'ignoranza , non mi sono mai preoccupata di sapere cos'abbia fatto questo signore nella sua vita per meritare un Nobel...A tal riguardo Wikipedia arriva in aiuto dicendomi: "Il contributo più famoso di Stiglitz alla teoria economica riguarda lo screening, una tecnica usata da un agente economico che voglia acquisire informazioni - altrimenti private - da un altro. È per questo contributo alla teoria delle "asimmetrie informative" che ha condiviso il premio Nobel con George A. Akerlof e A. Michael Spence."
Benissimo, primo problema risolto.
Il secondo problema che si affaccia di conseguenza, è capire di che accidenti si parla, ma la mia mente si rifiuta di capire cosa sia una asimmetria informativa.
Lasciamo stare, non è di questo che voglio (senza contare il "posso") parlare in questo post.
Voglio parlare invece, della bella lettera (chiara, esaustiva, benchè l'argomento non sia altrettanto "bello") che il Nobel scrive a Grillo riguardo il lavoro flessibile, il precariato e la difficoltà del mercato di espandersi.

Caro Beppe,dall’Italia mi giungono notizie allarmanti: la legge sul primo
impiego viene ritirata in Francia dopo poche settimane di
mobilitazione studentesca e da voi la legge 30 resiste senza
opponenti dopo anni.
Permettimi allora una breve riflessione. Nessuna opportunità
è più importante dell’opportunità di avere un lavoro. Politiche
volte all’aumento della flessibilità del lavoro, un tema che
ha dominato il dibattito economico negli ultimi anni, hanno
spesso portato a livelli salariali più bassi e ad una minore
sicurezza dell’impiego. Tuttavia, esse non hanno mantenuto
la promessa di garantire una crescita più alta e più bassi tassi
di disoccupazione. Infatti, tali politiche hanno spesso
conseguenze perverse sulla performance dell’economia, ad
esempio una minor domanda di beni, sia a causa di più bassi
livelli di reddito e maggiore incertezza, sia a causa di un
aumento dell’indebitamento delle famiglie. Una più bassa
domanda aggregata a sua volta si tramuta in più bassi livelli
occupazionali.
Qualsiasi programma mirante alla crescita con giustizia
sociale deve iniziare con un impegno mirante al pieno
impiego delle risorse esistenti, e in particolare della risorsa
più importante dell’Italia: la sua gente. Sebbene negli
ultimi 75 anni, la scienza economica ci abbia detto come
gestire meglio l’economia, in modo che le risorse fossero
utilizzate appieno, e che le recessioni fossero meno
frequenti e profonde, molte delle politiche realizzate non
sono state all’altezza di tali aspirazioni. L’Italia necessita
di migliori politiche volte a sostenere la domanda aggregata;
ma ha anche bisogno di politiche strutturali che vadano oltre
Di Joseph E. Stiglitz
premio Nobel per l’Economia
Questo libro è concesso in licenza Creative Commons. E’ vietata ogni forma di vendita.
- e non facciano esclusivo affidamento sulla flessibilità del
lavoro. Queste ultime includono interventi sui programmi di
sviluppo dell’istruzione e della conoscenza, e azioni dirette
a facilitare la mobilità dei lavoratori. Condivido l’idea per cui
le rigidità che ostacolano la crescita di un’economia debbano
essere ridotte. Tuttavia ritengo anche che ogni riforma che
comporti un aumento dell’insicurezza dei lavoratori debba
essere
accompagnata da un aumento delle misure di
protezione sociale. Senza queste la flessibilità si traduce
in precarietà. Tali misure sono ovviamente costose. La
legislazione non può prevedere che la flessibilità del lavoro
si accompagni a salari più bassi; paradossalmente, maggiore
la probabilità di essere licenziati, minori i salari, quando
dovrebbe essere l’opposto. Perfino l’economia liberista
insegna che se proprio volete comprare un bond ad alto
rischio (tipo quelli argentini o Parmalat, ad alto rischio di
trasformazione in carta straccia), vi devono pagare interessi
molto alti. I salari pagati ai lavoratori flessibili devono esser
più alti e non più bassi, proprio perché più alta è la loro
probabilità di licenziamento.
In Italia un precario ha una probabilità di esser licenziato
nove volte maggiore di un lavoratore regolare, una probabilità
di trovare un nuovo impiego, dopo la fine del contratto,
cinque volte minore e fino al 40% dei lavoratori precari è
laureato. Ma se li mettete a servire patatine fritte o nei
call-center, perché spendere tanto per istruirli?
Grazie per l’ospitalità.